Incontinenza fecale e stipsi cronica da rallentato transito hanno un impatto negativo nella qualità di vita della persona. La neuromodulazione sacrale può essere considerata un efficace approccio terapeutico
È una tecnica mini-invasiva di elettrostimolazione delle radici sacrali che permette il mantenimento dell’integrità anatomica e l’ottenimento di risultati sovrapponibili ad una normale defecazione mediante la modifica del controllo nervoso degli sfinteri anali e del colon distale con l’ obiettivo finale di migliorare l’evacuazione.
Le indicazioni alla neuromodulazione sacrale sono ancora oggi fonte di discussione: un criterio generale e rappresentato dall’ incontinenza fecale severa (almeno un episodio di perdita di feci solide o liquide per settimana) ed il fallimento di trattamenti conservativi. La presenza di deficit funzionali della muscolatura pelvica striata (senza lesioni sfinteriali) è stato il criterio di selezione principale negli studi iniziali. Più recentemente sono state poste altre, più specifiche indicazioni quali l’incontinenza fecale da degenerazione sfinteriale idiopatica, danni iatrogeni dello sfintere interno, lesioni spinali parziali, sclerosi sistemica (sclerodermia), lesioni limitate degli sfinteri interno e/o esterno, prolasso rettale e resezione anteriore bassa del retto.
La selezione dei pazienti dovrebbe tenere in considerazione i risultati dei precedenti approcci conservativi ed i dati degli esami strumentali (manometria anorettale, ecografia endoanale e studio elettrofisiologico). In Letteratura cominciano a comparire dei lavori che sembrano validare l’efficacia della metodica anche in quei pazienti affetti da incontinenza fecale secondaria a trattamento radio-chemioterapico per neoplasie pelviche. Nei pazienti affetti da stipsi cronica da rallentato transito, l’incremento di sensibilità del retto potrebbe essere considerato come anche un miglioramento della sua funzionalità e come tale tradursi in un recupero della capacità propulsive, soprattutto nei pazienti con stipsi di tipo terminale. Nei pazienti con stipsi colica da rallentato transito l’effetto è più complesso, ma il fatto che in questi ultimi la stessa anomalia motoria descritta sia presente in tutto il colon fa forse supporre che in qualche modo attraverso il miglioramento della sensibilità rettale si possa ripristinare una migliore coordinazione motoria anche prossimamente pelvico. In tutte queste condizioni si rileva un notevole impatto positivo sulla qualità di vita e stato di salute dei pazienti.
È necessario però selezionare accuratamente i pazienti sulla base dell’esito della stimolazione di prova, al fine di poter assicurare un effetto positivo. Effetto che poi nella nostra esperienza si mantiene anche nel tempo ed è valido sia nei pazienti con stipsi da rallentato transito sia da dissinergia ano-rettale. La metodica dal punto di vista della applicazione pratica si è dimostrata sicura, l’impianto degli elettrodi di facile realizzazione, la compliance ottima. Infine, va segnalato che sia l’impianto temporaneo che il posizionamento del pace-maker sono sempre reversibili: la sua immediata reversibilità, anche dopo un lungo periodo di stimolazione, induce a ritenere che la sua azione sia puramente neurologica.
Tratto da : Colorectal & Pelvic Floor Diseases Center