La Lagerstroemia indica

Lungo viali cittadini capita a volte di vedere alberelli alti pochi metri che si fanno notare, oltre che per
l’appariscente fioritura se siamo in estate, per la particolare caratteristica di avere i tronchi assolutamente
lisci perché privi di corteccia.

Si tratta di esemplari di lagerstroemia indica, originaria prevalentemente del sud-est asiatico ma perfettamente acclimatata e coltivabile in tutti i nostri territori, a eccezione delle zone alpine. L’adattabilità di questa pianta, comune solo a poche delle oltre cinquanta specie di lagerstroemia, le consente infatti una buona tolleranza all’inquinamento, a brevi periodi di siccità e ai venti salmastri. Può essere coltivata anche dove si prevedono inverni piuttosto freddi, ma comunque una buona
pacciamatura, soprattutto per le piante più giovani, può essere utile per mantenerne il benessere.

Grazie alla possibilità di svilupparsi come arbusto, oltre che come alberello, la lagerstroemia indica è
adatta anche come pianta ornamentale da giardino che non richiede cure particolari. È sufficiente una
buona esposizione al sole per avere il meglio dalla fioritura e un’innaffiatura regolare in primavera ed
estate ma senza necessità di tenere molto umido il terreno. La fioritura inizia in piena estate, si mantiene
per quasi tutta la durata della stagione e si manifesta con le caratteristiche “pannocchie” di fiori rosa o
bianchi all’estremità dei rami, prevalentemente su quelli nuovi di stagione per cui è utile un’accurata
potatura da effettuarsi alla fine dell’inverno prima della ripresa vegetativa. In autunno le foglie assumono
piacevoli colorazioni per poi cadere in vista della stagione più fredda.

In Italia la lagerstroemia indica è conosciuta anche con il nome di “mirto crespo”, per la somiglianza delle
foglie con quelle del cespuglio da cui si ricava il classico liquore e l’aspetto simile dei loro fiori, e come
“albero di San Bartolomeo” per l’analogia tra il martirio subito dal Santo e lo scorticarsi della corteccia
che lascia il tronco liscio dopo i primi anni di vita della pianta.

Silvio Della Casa

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