La Nandina domestica

La Nandina domestica è conosciuta anche come Bambù sacro, denominazione che le deriva dai territori di cui è originaria, i più orientali dell’Asia, dove è considerata un simbolo di buon auspicio e come tale viene spesso coltivata in prossimità di abitazioni e templi. Nei paesi occidentali fu importata nei primi anni del 1800 dove ebbe in seguito un buon successo oltre che per le sue qualità estetiche anche per il suo essere una pianta rustica, che ben si adatta a diversi tipi di ambiente e di clima.

Ne esistono diverse varietà ma con caratteristiche tutte abbastanza simili: sempreverdi che si sviluppano in arbusti tondeggianti di altezza generalmente compresa tra 1,5 e 2 metri, ad eccezione di alcune varietà con portamento più contenuto. Gli impieghi prevalenti sono quelli tipici dei giardini, come siepi, bordure o anche esemplari singoli nelle aiuole. È possibile anche la coltivazione in vaso, riservata prevalentemente alle varietà meno grandi ma che richiedono comunque contenitori di dimensioni adeguate e periodici rinvasi, essendo significativo il loro sviluppo radicale nel tempo.

Gli aspetti di maggiore impatto ornamentale della Nandina si hanno in due momenti: con i fiori bianchi, raccolti in pannocchie, che sbocciano a tarda primavera e si mantengono per buona parte dell’estate e con la loro trasformazione autunnale in bacche di colore rosso vivo che danno risalto alla pianta durante quasi tutto l’inverno.

Essendo pianta rustica la Nandina domestica richiede poche cure. Va bene qualunque tipo di terreno, meglio se poco calcareo; le innaffiature sono richieste solo quando il terreno si presenta asciutto e, comunque, anche brevi periodi di siccità non ne causano particolari danni. Sopporta bene anche le basse temperature invernali; solo se coltivata nei vasi in zone dal clima particolarmente freddo è bene ricoverarla in un luogo più protetto. Le collocazioni migliori sono quelle in posizione ben luminosa che favoriscono una fioritura abbondante; comunque sono adatte anche le esposizioni piuttosto ombreggiate.

Come spesso succede con piante che presentano bacche appariscenti, occorre porre attenzione al rischio di tossicità per ingestione che, nel caso della Nandina, interessa in particolare gli animali domestici e può risultare per l’uomo meno grave di altri vegetali.

Silvio della Casa

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