Ottobre è il mese dedicato in tutto il mondo alla prevenzione del tumore al seno. Il cosiddetto Ottobre Rosa nacque negli Stati Uniti a metà degli anni ’80 e da allora si è diffuso globalmente con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sul tumore al seno e sensibilizzare le donne sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce.
Il tumore al seno resta la neoplasia più diffusa tra le donne, ma fortunatamente negli ultimi anni la mortalità è calata del 40% nei Paesi ad alto reddito. Campagne di sensibilizzazione, diagnosi precoce e programmi di screening hanno permesso di ridurre la mortalità, ma la consapevolezza individuale resta decisiva. Di seguito alcuni consigli pratici per aumentare la consapevolezza sul carcinoma mammario.
Autopalpazione e screening fondamentale tra i 20 e i 40 anni
L’autopalpazione, insieme a visita senologica e mammografia, rappresenta uno strumento centrale di prevenzione. Non sostituisce lo screening, ma è fondamentale soprattutto tra i 20 e i 40 anni, la fascia di età non coperta dai programmi nazionali. Una volta al mese, preferibilmente tra il settimo e il decimo giorno del ciclo, la donna può imparare a conoscere il proprio seno e rilevare eventuali cambiamenti. La tecnica si compone di osservazione davanti allo specchio e palpazione da sdraiate. “Se si riscontra un’anomalia, è indispensabile rivolgersi allo specialista”. Questo il monito di Letizia Carotenuto, consigliera della FNOPO Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Ostetrica.
Mammografia: i programmi in Italia
In Italia i programmi di screening mammografico sono rivolti alle donne tra i 50 e i 69 anni, con cadenza biennale. Alcune Regioni stanno sperimentando l’estensione fino a 74 anni e anche l’avvio a partire dai 45 anni. Estendere la fascia potrebbe portare a ulteriori riduzioni della mortalità.
Una presa in carico multidisciplinare
La prevenzione e la cura del tumore al seno non possono essere affidate a un singolo professionista. Radiologi, oncologi, chirurghi, senologi, ostetriche e psicologi concorrono a costruire percorsi di diagnosi e trattamento personalizzati. Solo un approccio multidisciplinare consente di garantire alle donne la migliore qualità di cura, dalla prevenzione primaria fino al follow up.